“DALL’ABISSO AL CIELO”


L’ANNO PAZZO DELLA STORIA DEL RIVER

Quando si pensa al calcio argentino i primi nomi che ovviamente vengono in mente sono quelli di Boca Juniors (la squadra con più tifosi) e il River Plate (la squadra con più trofei).

Chi non conoscesse la storia recente di queste due squadre potrebbe pensare a trionfi in serie, a sfide sempre ai vertici della classifica, a sempre nuovi trofei in bacheca ecc ecc. Ma non è esattamente così: la crisi economica del calcio argentino crea in realtà un equilibrio incredibile tra i vari teams che vengono regolarmente “smembrati” dagli Euro, dalle sterline e dai dollari di tanti Clubs del panorama calcistico mondiale. E così anche a Boca e River può capitare di vedere portarsi via, da una stagione all’altra, i pezzi più pregiati della rosa.

E così che capita sempre più spesso che arrivino stagioni opache, con anonime prestazioni e assai poco dignitosi piazzamenti in classifica.

Ma quello che è successo ad una di questi due grandi squadra al termine della stagione 2011 è qualcosa che ben pochi avrebbero potuto immaginare.

Per il River Plate, i “millionarios” come vengono comunemente chiamati i biancorossi di Buenos Aires, arrivò addirittura la retrocessione nella serie B argentina, la Primera B Nacional.

Come sia potuto accadere è qualcosa che, specialmente gli stessi tifosi del River, ancora non riescono a spiegarsi. La squadra come valore assoluto non era certo da retrocessione anche se i problemi economici ereditati da Daniel Passarella al momento della sua elezione a Presidente nel 2009 dal precedente Presidente Aguillar e dalla sua spregiudicata gestione erano spaventosi. Nel River di quegli anni si stavano affacciando talenti di assoluto valore, primo fra tutti Erik Lamela, il primo ad andarsene dopo la disfatta nel giugno 2011. Roberto Pereyra (anche lui arrivato in Italia nel 2011) Manuel Lanzini, che dopo il trasferimento al Fluminense tornerà al River in Primera, Rogelio Funes Mori, attaccante di eccellenti prospettive o Diego Buonanotte, mai sbocciato completamente nonostante le premesse iniziali.

Fatto sta che dopo un drammatico spareggio con il Belgrano per il glorioso River Plate si sono spalancate le porte dell’inferno calcistico. La retrocessione, come è facile immaginare per una nazione dove il calcio è vissuto con tale intensità e passione, non è stata indolore. Violenze gravi si sono susseguite immediatamente dopo il match di ritorno e nei giorni successivi e la contestazione dei tifosi dei Millionarios si è protratta a lungo, investendo ogni aspetto del Club, con i dirigenti in primis. Tali violenze sono costate anche la maxi squalifica al campo di gioco per la stagione successiva, quella nel purgatorio della serie B argentina.

A quel punto però, una serie di scelte azzeccate da parte in primis del Presidente Passarella riescono pian piano a rimettere in assetto il Club. La prima e più importante di queste è stata quella di affidare al “guerriero indio” Mathias Almeyda la panchina della squadra e con lui l’arrivo di giocatori determinanti nella risalita e rinascita del Club; David Trezeguet e Fernando Cavenaghi su tutti, capaci di segnare in coppia 32 gol assolutamente decisivi nella promozione immediata in Primera Nacional. Ma con loro arrivano anche l’Uruguaiano Carlos Sanchez (tutt’ora titolare inamovibile anche sotto la guida del “Muneco” Gallardo) o Alejandro “Chori” Dominguez dal Valencia.

E così 363 giorni dopo l’infausto giorno della retrocessione arriva il ritorno nella massima divisione argentina e anche se la prima stagione in Primera non certo memorabile costa il posto al bravo Almeyda (che attualmente sta facendo un eccellente lavoro al Banfield) arriva a giugno 2014 un altro titolo nella storia del River Plate con il “mito” Ramon Diaz in panchina … con lo stesso Ramon Diaz che per dissidi con la dirigenza in merito alla campagna acquisti (questa almeno è la versione ufficiale …) lascia il Club poche settimane dopo.

Al suo posto arriva un’altra gloria del recente passato del River, el “muneco” Gallardo con cui non solo il River rimane ai vertici della classifica ma lo fa giocando un calcio assai più moderno e di qualità superiore a quello dello stesso Ramon Diaz. Giocatori come il bomber colombiano Teofilo Gutierrez, l’altro attaccante Rodrigo Mora, i fortissimi e ormai affermati difensori Maidana, Vangioni e Ramiro Funes Mori, il già citato “volante” uruguaiano Sanchez e l’eccellente intuizione di affidare la regia del team al navigato Leonardo Pisculichi, autentica rivelazione di questo Torneo de Transicion, hanno trasformato il River in una team compatto, organizzato ma anche spettacolare e creativo tanto che non sono in pochi a pronosticare la doppietta Campionato-Coppa Sudamericana.

Ovvio che la cicatrice della retrocessione rimarrà per sempre (cosa che gli acerrimi rivali del Boca non perdono ovviamente occasione per ricordare loro) ma gli eccellenti risultati delle ultime stagioni fanno sembrare assai più lontano il nefasto giugno del 2011.

Nei video seguenti le immagini più drammatiche di questi due momenti: le due sintesi dello spareggio con il Belgrano con la conseguente retrocessione (le immagini dei giocatori in campo disperati e in lacrime nel Monumental a fine partita sono davvero toccanti) e il giorno del ritorno in Paradiso, 353 giorni dopo con la vittoria sempre al Monumental contro l’Almirante Brown (e David Trezeguet assoluto protagonista). Definire questi video EMOZIONANTI è assolutamente riduttivo …

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